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Massimiliano Altobelli, Investigatore Privato a Roma, autorizzato dalla Prefettura dal 1995, svolge personalmente indagini con l'ausilio della più moderna tecnologia investigativa, fornendo al committente prove legalmente valide. Consulenze e Preventivi gratuiti 24/24 - 7/7. Tel.: 336.340.007 http://www.maximedetective.net

lunedì 29 dicembre 2014

Furto di dipendenti: investigazioni lecite da parte del datore di lavoro?



Ritengo che sia l'ennesima Sentenza della Corte di Cassazione che permette sempre più di prendere atto che l'attività investigativa, svolta da Investigatori Privati autorizzati, risulta essere sempre più necessaria per far valere un proprio diritto in sede giudiziaria.
Nella mia attività di Investigatore Privato a Roma infatti mi è capitato in più di una occasione di avere a che fare con attività investigative del genere. Spesso è capitato di cogliere sul fatto dipendendi che effettuavano veri e propri furti, sia ai danni del datore di lavoro che ad altri dipendenti.
Massimiliano Altobelli - Investigatore Privato Roma






Furto di dipendenti: investigazioni lecite da parte del datore di lavoro?



E’ lecito l’impiego di investigatori privati per la tutela del patrimonio aziendale?
La sentenza della Corte di Cassazione n. 25674, del 4 dicembre 2014, si inserisce in un solco tracciato da un orientamento ormai consolidato che ritiene leciti i controlli datoriali effettuati a mezzo di agenzia investigativa per verificare gli illeciti del lavoratore che non riguardino il mero inadempimento della prestazione, ma incidano sul patrimonio aziendale.
E’ quindi legittimo il licenziamento intimato per giusta causa alla cassiera sorpresa da investigatori, appositamente ingaggiati dal datore che nutriva dubbi, a sottrarre somme non contabilizzate.
Nel caso di specie è stata, altresì, ritenuta non sproporzionata la sanzione espulsiva a causa della reiterazione del fatto (le somme erano state sottratte due volte a distanza di sole 48 ore) e delle funzioni particolarmente delicate e di responsabilità dell’addetta alla cassa: elementi che fanno venir meno il legame fiduciario.
Sul punto occorre ricordare che gli articoli 2, 3 e 4 dello Statuto dei lavoratori pongono dei limiti al potere di controllo del datore di lavoro, rispettivamente, per la tutela del patrimonio aziendale effettuato tramite le guardie giurate, al controllo della prestazione lavorativa da parte del personale di vigilanza e al controllo “occulto” ovvero da remoto effettuato tramite impianti audiovisivi o altre apparecchiature. Nella sentenza in commento la Suprema corte, confermando quanto deciso lo scorso marzo con un’altra sentenza in materia di controllo sull’utilizzo improprio dei permessi di cui alla legge 104/1992* (Cassazione 4 marzo 2014, n. 4984), ha statuito che gli articoli 2 e 3 dello Statuto dei lavoratori, pur delimitando la sfera d’intervento di persone preposte dal datore di lavoro a difesa dei propri interessi – e cioè per scopi di tutela del patrimonio aziendale (articolo 2) e di vigilanza dell’attività lavorativa (articolo 3) – «non precludono il potere dell’imprenditore di ricorrere alla collaborazione di soggetti (quale, nella specie, un’agenzia investigativa) diversi dalla guardie particolari giurate per la tutela del patrimonio aziendale, né, rispettivamente, di controllare l’adempimento delle prestazioni lavorative e quindi di accertare mancanze specifiche dei dipendenti, ai sensi degli articoli 2086 e 2104 del codice civile, direttamente o mediante la propria organizzazione gerarchica», atteso che il controllo dell’agenzia investigativa «deve limitarsi agli atti illeciti del lavoratore non riconducibili al mero inadempimento dell’obbligazione».
Conseguentemente, la Cassazione ha confermato la legittimità del licenziamento sul presupposto che, nel caso in esame, si era «trattato di controlli diretti a verificare eventuali sottrazioni di cassa» e quindi diretti a salvaguardare il patrimonio aziendale.

fonte: camminodiritto.altervista.org

Detective in azienda: il datore può spiare i dipendenti con l’investigatore privato


Le indagini nel settore “commerciale” rappresentano un 35% delle attività da me svolte in qualità di Investigatore Privato a Roma, infatti la maggioranza dell’attività investigativa è rappresentata dalle indagini nel settore “privato”, in particolare nelle Infedeltà Coniugali.
Queste nuove sentenze di Cassazione, unitamente alle altre già uscite in passato nelle stessa materia, rappresentano un passo avanti nell’impiego delle investigazione da parte di privati e di aziende.

In molte occasioni mi è capitato infatti di svolgere indagini inerenti l’infedeltàaziendale, cioè quando un dipendente di un’azienda “vende”, “comunica” segreti o strategie aziendali alla concorrenza e quindi favorendo una concorrenza sleale.

Ma sono migliaia i casi in cui un’azienda potrebbe essere “tradita” da un proprio dipendente: iniziando dal pasticcere che comunica le ricette alla concorrenza al dipendente di una grande azienda che si vende la lista clienti alla concorrenza.

Massimiliano Altobelli - Investigatore Privato a Roma


Detective in azienda: il datore può spiare i dipendenti con l’investigatore privato.


Per scoprire chi ruba in azienda, è possibile ingaggiare lo 007 per i controlli occulti sui dipendenti.


Il datore di lavoro può far spiare i propri dipendenti dall’agenzia investigativa privata. Su questo ormai non ci piove!   Lo può fare fuori dall’azienda:   1. per controllare se il lavoratore sta usufruendo illegittimamente dei permessi della “104”  2. oppure per verificare se il dipendente è davvero in malattia (leggi “Il datore può far pedinare dagli investigatori il dipendente in malattia”);   ma lo può fare anche all’interno dell’azienda, per infliggere il licenziamento per giusta causa nei confronti di chi viene pescato a rubare i beni dell’azienda. Secondo infatti una sentenza della Cassazione di poche ore fa [1] sono legittimi i controlli occulti affidati ai detective se non riguardano l’inadempimento della prestazione ma le condotte del dipendente che incidono sul patrimonio della società.   Inutile aggrapparsi allo Statuto dei lavoratori che vieta i controlli a distanza dei dipendenti. La privacy e le garanzie lavoristiche vengono meno quando è in gioco la sicurezza dell’azienda e l’integrità del suo patrimonio. Il divieto dei controlli occulti imposto al datore, invece, riguarda solo i casi in cui l’indagine si spinga a verificare l’efficienza e la produttività del dipendente.   Non è contestabile il licenziamento in tronco, senza alcun preavviso, nei confronti di chi è sorpreso a rubare sul posto di lavoro. Ciò che, però, aggiunge la sentenza in commento è che le prove del reato possono essere fornite in qualsiasi modo, anche dall’agenzia di investigazione privata ingaggiata ad hoc dall’imprenditore, che evidentemente sospetta del dipendente.   Lo spionaggio è tanto più legittimo quanto più si ha a che fare con incarichi “delicati” come quello della cassiera o del magazziniere. La delicatezza della funzione svolta da chi ha il maneggio di denaro o di chi ha la detenzione di tutta la merce dell’imprenditore non consente alcuna tolleranza.   Insomma, ben può il datore di lavoro rivolgersi a detective privati – diversi dalle guardie giurate chiamate a sorvegliare l’azienda dai furti esterni – laddove gli investigatori sono incaricati di spiare gli atti illeciti del lavoratore non riconducibili al mero inadempimento del prestatore d’opera. - 



Fonte: laleggepertutti.it

lunedì 8 dicembre 2014

Detective e tradimenti: la prova dell’investigatore vale solo come testimonianza.




  Da quello che leggo dalla Sentenza, ma già era chiaro e risaputo, L' investigatore privato deve confermare in udienza e quindi essere sentito come testimone, mentre il solo rapporto scritto non è considerato prova.

  Questo è chiaro però bisogna anche dire un'altra cosa e cioè che, avendo in mano un'ottima relazione correlata da fotografie inequivocabili, è molto facile che in udienza non ci si arrivi proprio. Infatti dalla mia esperienza ventennale nel settore delle investigazioni private ed in particolare nelle infedeltà coniugali, posso dire ho visto molti Clienti risolvere arrivando ad una separazione "consensuale forzata". Intendo dire che non avendo le prove, chiunque è portato a negare, ma, molto spesso, messo di fronte a prove inconfutabili ed eclatanti..tende  ad accettare una separazione consensuale.

  Le persone dovrebbero iniziare a capire che non esiste, a mio avviso, una separazione che va bene e un'altra che va male. La separazione è comunque un fallimento, quindi è da considerarsi come "un incidente" in cui bisogna cercare di limitare i danni e quindi interpretarla come una "trattativa" in cui si cerca di far valere le proprie ragioni, sempre con il buonsenso.

Purtroppo però molte persone vedono nella separazione un'occasione dove potersi vendicare con il proprio ex coniuge e spesso chi ci va di mezzo sono i figli..

Massimiliano Altobelli - Investigatore Privato a Roma








Detective e tradimenti: la prova dell’investigatore vale solo come testimonianza.





Qualsiasi relazione dell’agenzia investigativa non può entrare nel processo civile se non attraverso la forma della testimonianza.   Il Tribunale di Milano è stato chiaro: i report delle agenzie investigative – da cui si evince il tradimento del coniuge – non possono costituire una prova nel giudizio civile di separazione. Per la dimostrazione al giudice del rapporto fedifrago, il detective deve essere sentito come testimone e, quindi, andare a ripetere davanti al giudice ciò che ha visto e fotografato.   In altre parole, il rapporto dello 007, da cui emergono i pedinamenti, gli appostamenti, le registrazioni possono entrare nel processo civile solo rispettando il principio del contraddittorio, ossia dando la possibilità alla controparte di difendersi. E ciò avviene solo chiamando a testimone l’investigatore privato.

fonte: laleggepertutti.it




martedì 25 novembre 2014

Pedinare la moglie non è reato




Questa Sentenza conferma che, quando si svolge un'investigazione per far valere o difendere un proprio diritto in sede Giudiziaria, non si commette alcun reato nell'effettuare un "pedinamento". 
Ovviamente ne da chi è un Investigatore Privato regolarmente autorizzato dalla Prefettura e neanche dal diretto interessato. Si specifica però che tale "attività" viene posta in essere dal "diretto interessato" e quindi non "in forma imprenditoriale"; non vorrei che fosse interpretata come "un via libera" ad effettuare abusivamente la professione di investigatore privato. Attenzione perchè si incorre in reati penali molto facilmente.
Ricordo infine che il "pedinamento" avverò l'attività di osservazione statica e dinamica, viene intesa come attività in cui la persona oggetto di indagine non si occorge di nulla in quanto, in caso contrario, sarebbe un inseguimneto e quindi reato di molestia. A mio avviso.
Massimiliano Altobelli - Investigatore Privato a Roma 




Pedinare la moglie non è reato



Il detective-investigatore privato che non svolge attività imprenditoriale non deve avere la licenza del Prefetto.


Il marito ben può pedinare la propria moglie o incaricare un’altra persona di farlo per conto suo, senza per questo commettere alcun reato (tantomeno quello di investigazioni abusive).

Infatti, sebbene la legge [1] stabilisca che, senza licenza del Prefetto, è vietato di eseguire investigazioni o ricerche o di raccogliere informazioni per conto di privati, il riferimento di tale norma è ad una attività svolta in forma imprenditoriale.

Risultato: quando il pedinamento è episodico ed effettuato nei confronti di una singola persona non scatta alcun crimine. Neanche si può invocare il rispetto della privacy se il pedinamento avviene in luoghi pubblici come la strada o le corsie di un negozio.

A chiarirlo è stata una sentenza della Cassazione di giovedì scorso [2].

Formula piena: assolto [3], perché “il fatto non costituisce reato”, il marito e il cognato di una donna per avere eseguito nei suoi confronti attività investigativa, di pedinamento, ricerca e raccolta di informazioni.

Secondo i giudici, quando l’attività di investigazioni, ricerca o raccolta di informazioni è svolta – anche se per conto terzi – in forma imprenditoriale, è suscettibile di interferire con le attività della polizia. Pertanto, in tali casi (e solo in tali casi) essa è subordinata al rilascio dell’autorizzazione del Prefetto che valuta l’eventuale “pericolo di compromissione della sicurezza pubblica e della libertà dei cittadini”.

Completamente diverso è il discorso in caso di controlli semplici e saltuari, senza alcun supporto organizzativo. Tale è proprio il caso di un uomo che, coadiuvato da un detective privato o da un amico, svolgano una serie di attività di sorveglianza di una persona (la moglie, nel caso di specie), mediante controlli saltuari, anche se protratti per più mesi, senza alcun supporto organizzativo.

Tali comportamenti di controllo e ricerca di informazioni svolte da un privato nel suo particolare interesse e nei confronti di una singola persona (la moglie) non costituiscono alcun reato.

La condotta in questione non integra, dal punto di vista materiale, alcuna fattispecie incriminatrice. Insomma, detto in parole povere, non esiste alcuna norma – neanche quelle sulla privacy – che vieti tale comportamento di pedinamento. E quindi non scatta alcun comportamento penalmente rilevante.

[1] Art. 134 del r.d. n. 733/1991 (Testo Unico delle Leggi di Pubblica Sicurezza). 
[2] Cass. sent. n. 48264 del 20.11.2014. 
[3] Dal reato di cui all’art. 134 del r.d. n. 733/1991 (T.U.L.P.S.). - 

Fonte: laleggepertutti.it   (http://www.laleggepertutti.it/59597_pedinare-la-moglie-non-e-reato)

martedì 7 ottobre 2014

Intercettazioni del marito infedele: assolti gli 007 di casalinghe disperate.



Notizia pericolosa. Ho trovato in rete questa notizia, ma non ho ancora avuto modo di approfondirla e di leggere la Sentenza.
A primo impatto però dico di stare molto attenti, perchè si potrebbe pensare che da oggi sia lecito fare questo tipo di operazioni, invece non lo è affatto.

Io dico sempre a chi me lo chiede, che in ventidue anni che mi occupo prevalentemente di Infedeltà Coniugali, che i casi si risolvono controllando visivamente la persona oggetto di indagini. Non esistono i "rapporti solo telefonici", quindi le persone prima o poi si vedono e quindi si "beccano", potendo fare le fotografie, che sono perfettamente legali.

Anche perché le prove da consegnare al Committente devono essere presentabili al Tribunale e io dovrò essere chiamato in udienza a confermarle, quindi non vedo come si possa risolvere un problema di infedeltà con un software.

Ovviamante la tecnologia di un pedinamento ormai è avanzata e si basa anche sull'uso del gps, ma questa è un'altra storia..

Massimiliano Altobelli - Investigatore Privato a Roma






Intercettazioni del marito infedele:
assolti gli 007 di casalinghe disperate.






A tremare non sono i servizi segreti, ma solo i partner poco avvezzi alla sincerità. Le bugie e i tradimenti possono essere svelati da un semplice software installato sul proprio cellulare che poi duplica i messaggi ricevuti e li spedisce a un altro utente. E se c'è davvero qualcosa da nascondere e l'altro utente è il proprio partner possono essere dolori. Non è questo il caso, ma è la morale della storia finita davanti al giudice Fortunata Volpe. Tra moglie e marito c'ha messo il dito un'agenzia investigativa, finita alla sbarra per quell'applicazione impicciona e delatrice. L'accusa? Cognizione illecita di comunicazioni o conversazioni telefoniche, secondo l'articolo 617 del codice penale. Con il pm Massimo Casucci che ha contestato al socio dell'agenzia investigativa e al suo collaboratore di aver installato sui cellulari della loro cliente e di suo marito (presunto fedifrago) un software idoneo a consentire alla signora «di prendere conoscenza di tutti i messaggi sms inviati» dal marito.
Insomma, non era necessario cercare le prove del tradimento, perché, se fosse stato vero, sarebbero arrivate da sole sul cellulare della donna mangiata dal dubbio. Lo ha raccontato lei stessa ai carabinieri, spiegando il timore di essere tradita e la decisione di rivolgersi a un'agenzia di investigazioni private, scelta a casa sull'elenco. I primi pedinamenti, la richiesta di comprare una sim e di rubare per qualche minuto il cellulare al marito. Lo scambio e la nuova sim che inizia a ricevere tutti i messaggi dell'uomo. Che evidentemente non nascondeva nulla, visto che i due si chiariscono e alla signora resta solo la parcella dell'agenzia a ricordare la sua crisi coniugale. Ma quelle intercettazioni non vengono dimenticate e i due 007 per casalinghe disperate, difesi dagli avvocati Marco Brusco, Mirella Anania e Giuseppe De Lio, finiscono sotto processo. Assolti, ieri, per non aver commesso il fatto. «Sono sempre stato convinto dell'assoluzione - commenta l'avvocato Brusco (nella foto) -. La correttezza e la professionalità che hanno sempre contraddistinto l'operato del mio assistito non potevano portare a una diversa conclusione. Finalmente gli è stato restituito l'onore». 

fonte: ilmessaggero.it

La rivoluzione della pillola blu: l’infedeltà è over65.



Ho trovato in rete questa curiosa notizia. Effettivamente, pensandoci bene, nei tanti casi svolti di infedeltà coniugale nella mia professione di Investigatore Privato a Roma, devo dire che ultimamanete si stà alzando la media di età dei mariti e/o delle mogli infedeli. 
Anni fà infatti era molto raro vedere persone di oltre 65 anni di età avere relazioni extra coniugali, specialmente nelle donne, invece ultimamente devo dire che non è più così raro.
Pillola blu? mah...

Massimiliano Altobelli - Detective Privato Roma


La rivoluzione della pillola blu: l’infedeltà è over65.



Correte, scappate, le volpi sono argentate. Secondo un sondaggio condotto dal popolare sito di incontri extraconiugali AshleyMadison.com su un campione di 13.256 utenti maschili sopra i 65 anni di età, una nutrita fetta di arzilli nonnetti sta, pian piano, iniziando ad affollare il gruppo dei traditori seriali. A livello globale, il fenomeno delle “volpi argentate” interessa l’1,4% degli oltre 28 milioni di membri del sito, con considerevoli picchi in Stati Uniti (1,9%), Canada (1,6%), Regno Unito (1,4%), Australia (1%) e Brasile (0,6%).
Grazie ad una semplice pillola blu, dunque, si è in grado di ritrovare vigore e passione. In poco tempo la "Viagra Generation" ha stravolto le regole del gioco sotto le lenzuola arruolando un numero sempre maggiore di "Papi" a caccia di amanti decisamente più giovani. "Molti uomini di età superiore ai 65 anni fantasticano ancora sul sesso e con frequenza maggiore rispetto alle loro mogli che non hanno più interesse per i rapporti intimi – afferma Noel Biderman, CEO e fondatore di AshleyMadison.com. Si tratta di uomini che provengono da ambienti aziendali e imprenditoriali, abituati ad essere proattivi, a reagire di fronte a un problema, a prendere in mano le redini anche nella sfera sessuale".
Secondo i dati raccolti da AshleyMadison.com l’87,8% degli uomini appartenenti alla "Viagra Generation" hanno scappatelle con donne di almeno 10 anni più giovani, evidentemente più attive rispetto alle proprie mogli. Il 67% degli “old cheaters” infatti dichiara di tradire la storica compagna perchè intrappolato in un matrimonio senza sesso, mentre il 39% ammette di essere ancora alla ricerca di nuove e vibranti emozioni. Per quanto riguarda il profilo degli over traditori il 69,1% è rappresentato da imprenditori che ancora gestiscono le proprie aziende. Soltanto l’8,6% degli utenti over65, invece, è in pensione. Ha concluso la propria attività lavorativa, ma non ha perso la voglia di un’attività tra le lenzuola.  

fonte: quotidianodiragusa.it

9 cose sul tradimento che non sapevi.


Questo è un post che ho trovato "nella mia solita ricerca quotidiana" in rete. 
Molte cose riportate sono condivisibili, altre meno.
Nella mia professione di Investigatore Privato a Roma posso semplicemente affermare che, per quanto riguarda l'infedeltà, ogni casp è a se.. non è possibile generalizzare.

Massimiliano Altobelli - Investigatore Privato a Roma


9 cose sul tradimento che non sapevi.



Assenteismo al Comune di Calatafimi, il Sindaco ingaggia un investigatore privato.


Complimenti. Non ritengo affatto che il Sindaco Sciortino abbia avuto "un'idea stravagante", assumendo un'agenzia investigativa, bensì un'idea moderna i innovativa. Sarebbe un esempio da seguire per molte amministrazioni pubbliche, ma non lo dico perchè faccio questo lavoro, ma perchè non se ne può più di vedere dipoendenti pubblici che si fanno i cavoli loro pagati dai contribuenti. Rovinano anche l'immagine a tutti quei dipendenti che fanno onestamente il loro lavoro.
Anzi, ne approfitto, caro sindaco di Roma Marino, questo è il mio sito www.maximedetective.net, contattami! See..aspetta e spera...
Massimiliano Altobelli - Investigatore Privato a Roma



Assenteismo al Comune di Calatafimi, il Sindaco ingaggia un investigatore privato.



Per la sua azione piuttosto coraggiosa, Vito Sciortino, Sindaco di Calatafimi è apparso, in questi giorni, su tutti i quotidiani nazionali; infatti, il Sindaco del piccolo paese garibaldino, si è fatto notare per la sua strana, ma non troppo, idea di affidare a una agenzia investigativa i controlli del personale comunale per debellare i casi di assenteismo fra i dipendenti.
Vito Sciortino afferma, durante un’intervista, “Vorremo capire che costi abbia questo servizio per debellare l’illegalità … gli impiegati nell’amministrazione sono 125″.
E così gli investigatori  dovrebbero verificare le modalità con le quali vengono condotti i servizi esterni dai dipendenti “con orario diversificato anche nei giorni festivi utilizzando veicoli comunali”, ed  “Il controllo dei permessi di uscita e rientro sul posto di lavoro durante le ore di ufficio per accertare se il dipendente è stato autorizzato a strisciare il badge”.
Il sindaco intende anche appurare il reale utilizzo dei benefici previsti dalla legge 104 sull’assistenza ai familiari disabili. “Ovvero - dice il sindaco - se tali permessi vengono utilizzati per scopi diversi e personali rispetto a quanto prevede la legge”.

fonte: ideaazionenews.it

Si spaccia per uno 007 per conquistare una donna: denunciato 45enne.




Ancora una volta bisogna leggere questo tipo di notizie.. non tanto per il fatto in se stesso che forse tratta di un "semplice" millantatore, ma per il fatto che la professione di Investigatore Privato viene, nell'immaginario di molte persone, associata ad una persona che frequenta servizi segreti, si muove ai margini della legalità, ecc.ecc.

Non è così. Ovviamente non posso parlare per tutti perchè non conosco ogni singolo caso, ma dopo ventidue anni di attività, per quello mi riguarda, non conosco e/o frequento servizi, non mi muovo al limite della legalità e non faccio indagini "da film"..

Anzi, posso dire che avendo delle autorizazioni di polizia rilasciate dalla Prefettura, sto attento a qualsiasi tipo di comportamento che possa anche lontanamente far pensare ad un illecito in quanto, a differenza di molte altre professioni, posso essere soggetto a controlli scrupolosi annuali.

Questo non vuol dire che non sia un lavoro particolare e che porti quodidianamante a vivere esperienze particolari, ma da quì "a fare tutto quel fil che ho letto"..ci passa parecchio..

Nell'immaginario comune però, forse anche per i tanti film che hanno trattato la professione, le persone sono portare a pensare chissà cosa..

A volte mi chiamano per delle consulenze su delle infedeltà coniugali e mi chiedono se, durante lo svolgimento del lavoro, sono solito indossare parrucche o baffi.. Io rispondo: ..è vero che ho i capelli rasati (per non dire che non li ho), ma mettermi la parrucca bionda..mi pare esagerato.."

Massimiliano Altobelli - Investigatore Privato a Roma





Si spaccia per uno 007 per conquistare una donna: denunciato 45enne.



Per conquistare una donna si spaccia per uno ‘007’, ma la polizia ha scoperto l’inganno e lo ha denunciato per violenza sessuale e ricettazione. E’ accaduto a Roma e a intervenire sono stati gli agenti del Commissariato San Paolo, diretto da Filiberto Mastrapasqua.
La trama sembra quella di un film: un 45enne romano per attirare le attenzioni di una donna da poco conosciuta, si è spacciato per un appartenente alle forze dell’ordine di un fantomatico reparto speciale, millantando conoscenze altolocate e influenti. La messinscena si è rivelata efficace e i due, dopo qualche tempo, hanno iniziato a frequentarsi. All’inizio sembrava che tutto procedesse normalmente, ma a un certo punto la donna ha cominciato a sospettare, visto che la storia ha preso una piega sempre più inverosimile. L’uomo, infatti, dopo qualche tempo le avrebbe confidato di essere stato costretto ad avvicinarla per indagare sul suo ex marito, che secondo una sua fantasiosa ricostruzione era un soggetto pericoloso su cui stava indagando e che era in procinto di arrestare.Addirittura l’ha costretta a nascondersi in un albergo per diversi giorni con la scusa di doverla proteggere. Alla fine la storia, seppure ben architettata, non ha più retto e la donna si è rivolta alla polizia. E gli agenti del commissariato San Paolo, avviate le indagini, hanno scoperto che l’uomo oltre a spacciarsi per un agente speciale, aveva anche cambiato nome.
La vittima una volta chiarita tutta la vicenda ha anche ricollegato la messinscena dell’uomo ad alcuni episodi che si erano verificati in passato. Tra questi una serata passata insieme a lui, durante la quale i due avevano anche consumato un rapporto sessuale non protetto, al quale lei non era riuscita a opporsi, perché incapace di ribellarsi in quanto plagiata ed in uno stato di completa sudditanza psicologica.
Tra le ipotesi investigative vi è anche la possibilità che, a sua insaputa, l’uomo possa averle somministrato qualche sostanza per far si che non si opponesse ai suoi voleri.
Il sedicente agente segreto, nel frattempo, forse sospettando che la donna si fosse rivolta alla polizia, si era reso irreperibile presso i luoghi da lui solitamente frequentati. Gli investigatori hanno però stretto il cerchio attorno a lui e hanno atteso che facesse un passo falso. Cosa che è accaduta nella mattinata di ieri, quando l’uomo è stato rintracciato e bloccato all’interno di una camera di un albergo di Nettuno, con tanto di valigie al seguito e da dove, molto probabilmente, era in procinto di partire per far perdere le proprie tracce.
Perquisita la stanza i poliziotti hanno rinvenuto e sequestrato anche un assegno e una replica di pistola del tipo in dotazione alle forze dell’ordine. Accompagnato in ufficio, al termine degli accertamenti l’uomo è stato deferito all’autorità Giudiziaria, di fronte alla quale dovrà rispondere di violenza sessuale e di ricettazione. Le indagini, comunque, non sono ancora concluse. Gli investigatori dovranno analizzare gli ulteriori elementi emersi che, in attesa di ulteriori riscontri, porterebbero a ipotizzare che l’uomo possa essersi reso responsabile anche di alcune truffe, messe in atto sempre con il collaudato sistema di fingersi appartenente alle forze dell’ordine e millantando conoscenze altolocate.
Roma, 4 ottobre 2014

fonte: sostenitori.info

lunedì 22 settembre 2014

«Controllare la posta del marito infedele non è un reato»



Che dire.. anche questa è una situazione che nella mia professione di Investigatore Privato a Roma ho modo di vedere molto molto spesso nelle cause di separazione.

Sicuramente non "è bello" vedere la corrispondenza del coniuge ed è reato, ma, come in questo singolo episodio, se il fine è quello di "sbugiardare" la parte in causa..

Per meglio dire: non ci si può sempre difendere dietro al concetto di PRIVACY per farsi i fatti propri e/o prendere in giro in coniuge.. Il confine tra chi tiene in maniera ossessiva alla propria privacy e poi si fà i "fatti suoi"..è molto sottile..

Quindi vero è che il coniuge ha diritto di avere la privacy nella sua corrispondenza, ma l'altro ha pure il diritto di dimostrare che quello che sostiene è vero..

Almeno così la vedo io..

Massimiliano Altobelli - Investigatore Privato Roma




«Controllare la posta del marito infedele non è un reato»




La donna è a processo per violazione della corrispondenza Aveva aperto la lettera della banca, denunciata dal coniuge
17 Sett. – Affermare che sbirciare nella posta del proprio consorte non sia reato forse è un pochino avventato. Però la tormentata vicenda di una (ex) coppia trevigiana alza il velo su uno dei fronti più caldi e attuali delle separazioni tra coniugi: denunce e controdenunce per violazione della corrispondenza. Pare che, se si agisce a “fin di bene”, sia concesso pure mettere il naso in mail e lettere altrui.
Tutto ha inizio qualche tempo fa, quando lei, cinquantenne, madre di due figli, scopre che il marito, imprenditore, poco più vecchio di lei, usa passare il suo tempo libero in compagnia di altre donne. Perdonarlo? L’opzione non rientra tra le possibilità al vaglio della donna tradita, comprensibilmente furibonda. Sopra le valigie di lui, accomodate fuori dalla porta in men che non si dica, spunta un invito a presentarsi dal giudice per discutere la separazione. Lei si rivolge all’avvocato Fabio Capraro, del foro di Treviso, e parte la causa, come spesso accade, senza esclusione di colpi.
Di fronte al tribunale, al capitolo di discussione relativo al mantenimento dei figli, il colpo di scena. L’uomo sostiene di non avere un soldo, di non potersi permettere un cent per il mantenimento dei ragazzini. Lei, economicamente indipendente, per sé non chiede nulla, ma diventa una furia quando l’ex padre dei suoi bambini piange la sua “indigenza”. Mesi dopo accade un fatto che lei definisce “provvidenza”, lui “reato da punire senza mezzi termini”. A casa della donna arriva un documento della banca indirizzato al suo ex marito.
Vuoi la fretta, vuoi la meccanicità con cui si apre una busta estratta dalla propria buca delle lettere, in mano le finisce un pezzo di carta che fotografa la situazione patrimoniale del suo ex. Manco a dirlo molto più rosea di quella dipinta di fronte al giudice. La donna non ci pensa due volte: quel documento, seppur “rubato” finisce in tribunale. L’ex marito, dopo essere sbiancato, fa partire la denuncia penale per violazione della corrispondenza. Il processo tornerà in aula tra poche settimane e l’avvocato di lei, Fabio Capraro, è pronto a giocarsi l’asso nella manica. «La mia cliente è innocente», spiega il legale, «la legge parla chiaro e le sentenze sono dalla nostra parte. Non è reato raccogliere dati in questo modo se servono a far valere o difendere un diritto in sede giudiziaria». Capraro invoca l’assoluzione piena per la sua cliente, che si è limitata a raccogliere dati per finalità giudiziale e per il periodo strettamente legato al loro perseguimento.
«Con questo non voglio certo affermare che sia lecito mettere mano alla posta altrui», continua l’avvocato, «ma in alcune circostanze è la legge stessa a essere chiara in tal senso». In amore e in guerra vale tutto? Forse no, ma una buona dose di spirito machiavellico in caso di “c’eravamo tanto amati” spesso non può mancare. Capraro ha raccolto moltissime storie come questa in un libro divulgativo (scritto insieme al giornalista Maurizio Cerruti, prossimo alla pubblicazione) che porta un titolo molto eloquente: Separazioni e divorzi. Storie, leggi e personaggi.

Fonte: sostenitori.info

«Fa ancora la squillo, toglietele la figlia». Scoppia la guerra legale,



Nella mia carriera di Investigatore Privato a Roma, mi è capitato in più occasioni di svolgere indagini ed accertare che la persona "oggetto di investigazioni" si prostituisse.
La questione è molto delicata in quanto si può essere scandalizzati o meno, approvare o meno, disgustati o meno, ma chi può realmente dire se la persona interessata sia una buona madre o meno??

In un caso mi è capitato di assistera ad un Giudice, dopo aver appurato che la "professione" svolta dalla persona si svolgeva in orari in cui la figlia era a scuola e quindi all'oscuro di tutto, ha sentenziato che per la Legge era da considerarsi una madre come le altre.

Io francamente non posso che essere d'accordo in quanto, capisco che sono situazione delicate e moralmente discutibili, ma l'aspetto genitoriale andrebbe valutato semplicemente nel rappoorto con il minore ed ad esclusiva tutela di quest'ultimo. 

Prima di tutto quindi valutare cosa sia oggettivamente meglio per il minore.

Seguebndo infatti la linea di pensiero che una "prostituta" necessariamente non sia una buona madre, dovremmo anche accettare l'idea che un padre con l'amante non sia un buon padre..

E come la mettiamo con quelle donne che non si fanno pagare in denaro, ma "la danno" per fare carriera, per avere un obbiettivo lavorativo,. ecc. anche loro non sarebbero buone madri..

Anche ovviamente un padre che viene "beccato" con una prostituta, di conseguneza dovrebbe perdere il figlio in quanto non è un buon padre..

Si molte persone direbbero che così dovrebbe essere, ma la "famiglia del mulino bianco" non mi sembra essere attualmente molto diffusa..quindi.. valutiamo le singole situazioni tenendo conto che linteresse primario "E' IL BENE DEL MINORE" e tutto il resto è secondario.

Massimilano Altobelli - Investigatore Privato




«Fa ancora la squillo, toglietele la figlia». Scoppia la guerra legale.



L’accusa: «Andò via di casa per prostituirsi ancora»
La difesa: «Picchiata e costretta ad andarsene»
«È una madre immorale alla quale va tolta la potestà sulla figlia. Ha abbandonato il domicilio domestico nel padovano per prostituirsi. Ha così tenuto un comportamento contrario all’ordine e alla morale della famiglia, sottraendosi agli obblighi di assistenza genitorialeche ha così fatto mancare alla figlioletta di 16 mesi»: sono queste le accuse che che la Procura di Padova, sulla base della denuncia di un operaio 39enne di Padova, ha mosso a un’ungherese 40enne che abita tra Montebelluna e Volpago. Un caso complesso che ha fatto scattare una serie di procedimenti giudiziari in sede penale e civile che hanno però fatto emergere una verità perlomeno diversa da quella denunciata dall’operaio.
I processi sono l’amaro epilogo di una storia d’amore da libro Cuore. L’operaio incontra l’ungherese a inizio degli anni Duemila. Lei fa la squillo. I due s’innamorano. Poi vanno vivere insieme. Lei lascia la professione più vecchia del mondo. Dallo loro relazione nasce una bimba.
A quel punto, per problemi economici, i due vanno a vivere nella casa dei genitori dell’operaio. Ma la convivenza tra l’ex squillo e la suocera diventa ben presto un calvario. La 40enne ungherese è costretta ad andarsene. Lei non ha un soldo in tasca e per qualche mese riprende l’antica professione. Poi scopre che l’ex compagno vuole toglierle la figlia. Chiede consiglio all’avvocato Paolo Salandin che promuove una serie di azioni che bloccano l’iniziativa dell’ex compagno. Ne esce così il ritratto di una storia a tinte fosche: «La donna ungherese – spiega il legale – venne picchiata e costretta ad andarsene, senza un soldo di casa. Si è sempre occupata della figlia che ama. Vuole continuare a farle da mamma. Nel frattempo – conclude – ha trovato un lavoro e si sta costruendo un futuro sereno». Un futuro, anche dopo le prime decisioni giudiziarie, che potrebbe tornare sereno per la 40enne: da donna degenere a buona madre.
Fonte: Il Gazzettino