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Massimiliano Altobelli, Investigatore Privato a Roma, autorizzato dalla Prefettura dal 1995, svolge personalmente indagini con l'ausilio della più moderna tecnologia investigativa, fornendo al committente prove legalmente valide. Consulenze e Preventivi gratuiti 24/24 - 7/7. Tel.: 336.340.007 http://www.maximedetective.net

giovedì 1 dicembre 2016

Era infedele con il marito: niente assegni!


..ultimamente è facile trovare in rete articoli e/o post in cui si afferma che le investigazioni private, in particolare quelle finalizzate all'accertare le infedeltà coniugali, non sembrano essere più necessarie in quanto non sono più motivo di addebito nel corso della causa per la separazione coniugale.. molte persone che incontro e molti colleghi infatti sostengono addirittura che questo ambito delle investigazioni abbia fatto il suo corso..

Io svolgo la professione di Investigatore Privato dal 1995 e sono specializzato prevalentemente proprio nel settore delle infedeltà e, a proposito di questo argomento, sono convinto che queste investigazioni non solo non hanno fatto il loro corso, bensì siano sempre più richieste.

Questo non solo alla luce di sentenze come, ad esempio quella che  riporto di seguito, ma anche perchè, a mio avviso, non terminerà mai la volontà delle persone ci capire, di conoscere, di avere la prova delle loro convinzioni.

Molti mi parlano di privacy e di svolgere la professione di "spione" o di "ficcanaso"..

Premesso che la Legge consente a persone autorizzante  (art. 134 e seg. del T.U.L.P.S.) dalla specifica Licenza rilasciata dalla Prefettura e dalla Questura di svolgere investigazioni per conto di privati per far valere e/o difendere un proprio diritto in sede giudizziaria, la professione quindi di Investigatore Privato!

Premesso questo, invito tutti coloro che pensano che effettuare investigazioni sia una sorta di "violazione della privacy altrui", a pensare di mettersi nella parte della persona tradita e di quello che prova avendo il dubbio, ma non le prove..

Mi spiego meglio: a mio avviso è un diritto di una persona avere le prove dell'eventuale infedeltà del proprio coniuge, sia per presentarle durante la causa di separazione, ma principalmente per non affrontare una separazione per "incompatibilità", quando invece si può dimostrare che la responsabilità è principalmente da addebitarsi  al coniuge e non della "compatibilità" tra i due..

Come in altri casi anche in questo l'argomento non può essere riassuntio in poche righe, ma andrebbe argomentato molto più approfonditamente specificando tutti i "pro" ed i "contro".

Grazie. 










Modena, era infedele con il marito: niente assegni 

La Corte d’Appello accoglie la richiesta dell'ex coniuge che impugna la sentenza del Tribunale civile di Modena: «La crisi coniugale sfociata nella separazione è nata con i suoi frequenti adulteri, anche con conoscenze occasionali in discoteca, Non c'entra il suo carattere dispotico: lei sapeva come si comportava. L'ex marito non le versi più assegni di mantenimento» 

MODENA. Il matrimonio finisce quando uno dei coniugi tradisce l’altro e in questo caso chi è responsabile dell’adulterio non ha diritto a un assegno di mantenimento. È il fulcro della sentenza emessa dalla Corte d’Appello civile di Bologna su ricorso di un ex marito modenese che ha impugnato al sentenza del Tribunale civile di Modena.

ASSEGNI ALLA EX MOGLIE. Il giudice di primo grado gli imponeva infatti di pagare, oltre all’assegno di mantenimento per i due figli e al 60% delle spese straordinarie, anche 200 euro al mese alla moglie che lo aveva tradito per un lungo periodo con uomini conosciuti anche occasionalmente davanti a una nota discoteca modenese. Ed è proprio questo aspetto - l’infedeltà coniugale - che i giudici dell’Appello prendono in seria considerazione accogliendo le ragioni del marito, scartando però tutte le sue altre richieste.
UN MARITO DISPOTICO. La vicenda è quella di una coppia che si mette assieme nel 1996 e oggi ha un figlio maggiorenne e uno adolescente. Lui ha un impiego fisso per il quale svolge un ruolo in cui si deve imporre con autorità. Lei ha un lavoro part time che le fa avere poche centinaia di euro al mese. Quando il marito torna a casa dal lavoro, si comporta in modo tirannico, dandole il minimo del denaro per gli acquisti, impartendo ordini a tutti a sua piena discrezione e senza appello.
QUEI FLIRT IN DISCOTECA. I rapporti tra coniugi diventano sempre più sbiaditi. La donna prende l’abitudine di dormire coi figli, insofferente del marito despota. Ma questo aspetto sgradevole non ha alcun peso sulle relazioni “parallele” instaurate dalla moglie, sottolineano i giudici dell’Appello. La questione infatti è ingarbugliata e grazie alla testimonianza di una donna che conosceva entrambi si riesce a sbrogliare la matassa. La moglie tiene infatti in piedi una relazione clandestina di un anno intero con lo stesso amante. Poi i due si lasciano e inizia a frequentare le discoteche. Lei aveva raccontato al giudice di primi grado di aver avuto due “storie” nate sulla pista da ballo del Mac2, ma dalla testimonianza risulta che le “storie” sono state molte di più. Risulta che per alcuni mesi davanti al locale modenese «aveva conosciuto altri uomini» e «aveva poi avuto rapporti sessuali con i ragazzi e gli uomini che conosceva in discoteca».
ADULTERIO E FINE DELLA COPPIA. Se per il giudice di Modena questa libertà di costumi della moglie non aveva così importanza perché si inseriva in una crisi già in corso, secondo i giudici di Appello non è così. Lei sapeva chi era suo marito, che era dispotico e avaro oltre che irascibile. La crisi tra loro, in realtà, è nata dopo, spiegano i giudici. Inoltre, secondo la Cassazione la frattura di una coppia può dipendere da una condizione di disaffezione al matrimonio di una sola delle due parti che renda incompatibile la convivenza. In questo caso, non esistono elementi “esterni” alla crisi tra loro che manifestassero un malessere così grave da rendere intollerabile la prosecuzione della convivenza.
È stata la reazione violenta del marito alla scoperta dei suoi rapporti sessuali con estranei a spingerla a chiedere la separazione. Ma secondo l’ordinamento della legge infischiarsene dell’obbligo della fedeltà coniugale costituisce
una violazione particolarmente grave e basta per addebitare la separazione al coniuge responsabile. Per questo, anche se è stata lei a chiedere la separazione, siccome ne è stata la causa, secondo i giudici non ha alcun diritto a un assegno di mantenimento.

Fonte: http://gazzettadimodena.gelocal.it

Autore: Carlo Gregori