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Massimiliano Altobelli, Investigatore Privato a Roma, autorizzato dalla Prefettura dal 1995, svolge personalmente indagini con l'ausilio della più moderna tecnologia investigativa, fornendo al committente prove legalmente valide. Consulenze e Preventivi gratuiti 24/24 - 7/7. Tel.: 336.340.007 http://www.maximedetective.net

martedì 30 gennaio 2018

Scoperta di un telefono segreto: non c’è separazione con addebito



Che dire..

Questa sentenza, riportata nell'articolo pubblicato nell'utilissimo sito laleggepertutti.it, dimostra ancora una volta il ruolo essenziale dell'Investigatore Privato nel difedere e far valere un proprio diritto in Tribunale. Senza una indagine seria, accurata, affidata ad un Investigatore Privato professionista con regolare Licenza rilasciata dalla Prefettura, l'unico che vi poò rilasciare un a relazione, dettagliata e con prove fotografiche, da poter presentare in Tribunale ai fini dell'addebbito.

Spesso, per non dire sempre, il "fai da te" nel settore delle investigazioni private può essere dannoso e assolutamente improduttivo, perchè per quanto possa sembrare più facile, più economico, il professionista (in questo caso l'Investigatore Privato) viene pagato sia per la sua esperienza che per la sua professionalità. Perchè commettere un illecito in questo campo è molto semplice e in questo caso si parla di reati penali, quindi perchè rischiare?

Per non parlare di quello che poi viene portato in Tribunale, le prove parlano da sole, perchè non è cosi semplice dimostrare un atteggiamento intimo e affettuoso in pubblico, come è ancora più difficile provarlo.


Quindi ecco come il ruolo del professionista, dell'Investigatore Privato, assume una importanza fondamentale in giudizio e per una tranquillità di un lavoro ben fatto e documentato.




Scoperta di un telefono segreto: non c’è separazione con addebito


Un secondo telefono, usato per fare chiamate di nascosto a un’ex amica/o non è prova di tradimento.

È legittimo avere un telefono segreto: l’uso del secondo telefonino per chiamare una vecchia amica può essere giustificato dalla gelosia della moglie. Quindi, se lei scopre il dispositivo con le chiamate a un’altra donna non può chiedere la separazione con addebito. È questo il principio uscito fuori, di recente, dalle aule del Tribunale di Asti [sent. n. 749/2017. ]. Secondo il giudice piemontese non basta il rinvenimento di un cellulare per far scattare la presunzione di tradimento.
Un detto popolare dice che tre indizi fanno una prova. Funziona un po’ così anche per il diritto che chiama gli indizi con il termine «presunzioni». Le presunzioni, per costituire prova, devono essere «gravi, precise e concordanti», dice la legge. L’uso del plurale fa ritenere quindi che le presunzioni, per poter dimostrare un fatto, devono essere necessariamente più di una, tutte tra loro univoche. Ora, scoprire un telefono segreto è sicuramente un primo indizio. In una famiglia normale vorrebbe dire: lancio di piatti e di bicchieri. Ma da solo, per il tribunale, non può bastare per provare un tradimento. Trovare, su questo cellulare, solo chiamate in uscita sempre allo stesso numero fa presumere che il dispositivo nascosto sia “dedicato” appositamente a quella persona. Gli indizi sono già due. Il terzo indizio è che quella persona è una donna. E siamo a tre. Difatti parte subito la richiesta di separazione con addebito all’uomo, sospettato di essere un traditore. Ma il giudice ritiene tutti questi fatti ancora insufficienti se il clima familiare è improntato alla gelosia e alla diffidenza reciproca. E seppure la Cassazione ha sempre detto che anche il sospetto di tradimento basta per la separazione con addebito, a condizione però che le voci di paese ledano la dignità del coniuge, quando invece la vicenda si consuma dentro le quattro mura domestiche non c’è rischio di oltraggio alla rispettabilità della moglie. Che pertanto dovrà trovare prove più concrete per dimostrare il tradimento del marito. Soprattutto se il “terzo incomodo”, oggetto di tanta attenzione è – almeno stando ai racconti – solo un’amica.
Secondo la sentenza in commento, la circostanza che il marito abbia dei contatti telefonici, per quanto riservati, con una terza persona, non dimostra che vi sia una relazione extraconiugale, specie se si tratta di un’amicizia di vecchia data. L’occultamento del telefono, quindi, può essere ricondotto alla reciproca gelosia di cui i due coniugi soffrivano.
Non conta neanche il fatto che il rinvenimento del telefono abbia innescato la crisi poiché, in questo caso, di tale crisi è vittima anche il marito.

fonte: laleggepertutti.it


lunedì 29 gennaio 2018

Reggio Emilia, lui non si presenta alle nozze, lei lo cerca e lo picchia



Che dire.. Mai mettersi contro una donna ferita, sopratutto se a ferirla siamo stati noi. Lezione che il ragazzo di questa storia ha imparato a sue spese. 

Certo ci poteva pensare prima di organizzare per ben due volte il prorpio matrimonio per poi ripensarci. Perchè come dice il detto: "..errare è umano ma perseverare è diabolico!..". Sicuramente ha rischiato molto e la vicenda poteva avere un epilogo molto diverso. Personalmente di casi analoghi non mi sono mai capitati, o meglio, non con due annullamenti delle nozze.
Di sicuro ormai la prossima volta la novella sposa avrà quasi tutto pronto..In anni di carriera come Investigatore Privato a Roma ne ho viste e vissute  tante di situazioni "particolari".. specialmente quando si entra nella sfera dei sentimenti.. 
Molte investigazioni private ed in particolare indagini su infedeltà vengono richieste quando, dopo aver firmato la promessa di matrimonio, molte coppie fanno "l'addio al celibato".. quì si apre un mondo.. Molte persone lo interpretano come "serata goliardica", mentre altre persone esagerano e si lasciano andare ad infedeltà vere e proprie..
A volte le indagini coniugali iniziano proprio in quel frangente..
In ogni caso gran parte delle investigazioni private, come tutti immaginano, sono proprio finalizzate alla ricerca di prove per infedeltà coniugali..ma questa è un'altra storia..




Reggio Emilia, lui non si presenta alle nozze, lei lo cerca e lo picchia.


Due promesse di matrimonio e due «fughe»: la prima volta lei lo ha perdonato, la seconda gli ha chiesto appuntamento e lo ha picchiato.




Lui non si è presentato in Comune per la firma delle pratiche, lei è andata a cercarlo e una volta trovato (al centro commerciale) lo ha picchiato. E’ successo a Reggio Emilia, protagonista una 38enne siciliana, Anna, e il suo fidanzato 30enne: Doveva sposarmi, ma non si è presentato in Comune per la firma delle pratiche – racconta lei a Il Resto del Carlino –. Ed è la seconda promessa di matrimonio infranta in sei anni che stiamo insieme. Non ci ho più visto e l’ho riempito di botte davanti a tutti».

Due domande di matrimonio in 4 anni
La prima risale a quattro anni fa, quando lui «si era presentato con tanto di anello. Poi dopo due mesi ci ha ripensato. Avevo annullato tutte le prenotazioni, dal ristorante alla chiesa. Alla fine lo avevo perdonato». Poco tempo fa, «si era nuovamente fatto avanti. Stavolta sembrava tutto certo, fino a quando non è arrivato in Municipio per le firme del caso. Avevamo fissato la data delle nozze al 24 febbraio, avevamo già comprato gli abiti, le bomboniere e prenotato il ristorante». Ma è andata allo stesso modo: «Mi sono messa a piangere. L’ennesima mazzata dopo tante che ho avuto nella vita, tra problemi di salute e familiari».

L’appuntamento e le botte
Solo che stavolta niente perdono: «Ho un carattere vulcanico e così ho deciso di affrontarlo». I due si sono dati appuntamento al centro commerciale, dove lei si è presentata «agguerrita, vestita tutta in nero, da Catwoman. E lui si è nascosto dietro una donna addetta alla sicurezza del centro commerciale. Gli ho urlato di darmi chiavi e soldi per pagare tutto ciò che avevo anticipato io per le nozze. Poi l’ho preso per il cappuccio e gli ho dato pugni e calci fino a farlo scappare. E gli è andata bene, perché se succedeva al Sud, me lo tenevano fermo. Qui a Reggio invece al massimo si sono complimentati e tanti mi hanno detto che dovevo dargliene di più».

La richiesta di video e foto
E adesso? «Se ci penso seriamente piango per ore, ma che devo fare? - conclude la donna - Bisogna andare avanti. Anzi, se qualcuno per caso ha scattato foto o girato dei video mentre «lo meno» me li invii per favore così li tengo per ricordo». Anche Nadia Murineddu, abbandonata all’altare, ha deciso di andare avanti: la sua festa di nozze da sola con gli invitati l’estate scorsa aveva fatto il giro del web.


Fonte: corriere.it

lunedì 15 gennaio 2018

Android ti spia: sa dove sei anche col GPS spento, e registra audio e video a tua insaputa



Come Investigatore Privato professionista da oltre 22 anni, spesso, mi sento chiedere dai Clienti come rintracciare un cellulare, come poter leggere i messaggi di WhatsApp e di Facebook o come poter ascoltare le telefonate. 

Ogni volta faccio gentilemente notare che a privati cittadini, Investigatori Privati compresi, non è possibile accedere a questo tipo di informazioni e che la violazioni di tale Legge costituiscono un reato penalmente rilevante. Altresì faccio notare che io mi  occupo di Investigazioni Private e che, gli aventi diritto, posso raggiungere il loro obbiettivo, ad esempio un'infedeltà coniugale, effettuando vere e proprie indagini (appostamenti, pedinamenti, foto/video), senza necessità di accedere a dati riservati del proprio coniuge e quindi senza violare la Legge in alcun modo. 

Va chiarito infatti che rivolgersi ad un Investigatore Privato Professionista e autorizzato dalla Prefettura è perfettamente legale e ottenere le prove, ad esempio di un tradimento coniugale, non costituisce in alcun modo violazione della Privacy altrui. Ovviamente il Committente deve necessariamente essere un "avente diritto" e le prove richieste devono servire per "far valere o difendere un diritto in sede Giudiziaria". 

Alcuni Clienti capiscono e si rendono conto che per avere prove valide al fine di difendere o far valere un proprio diritto in Tribunale, quella di affidarsi ad un Investigatore Privato professionista è l'unica strada percorribile. Altri invece, con tutti i rischi del caso, si affidano a software spia più o meno costosi che si trovano in rete, creando dei danni inimmaginabili.

L'articolo che vi sto proponendo è solo un esempio di ciò che già naturalmente troviamo installato sui nostri smartphone può già fare, figuriamo installando software dedicati.

Ma da Professionista del settore delle Investigazioni, Investigatore Privato autorizzato dalle Prefettura,  preferisco di gran lunga una classica indagine piùttosto di prove ottenute illegalmente e non utilizzabili.




Android ti spia: sa dove sei anche col GPS spento, e registra audio e video a tua insaputa.




Siamo spiati. Abbiamo già visto come grandi compagnie quali GoogleFacebook o Amazon e molte altre sanno troppo dei propri utenti, il problema è che molte volte sono gli stessi consumatori a non avere idea di essere intercettati. Ci sono diverse misure che possono essere prese per minimizzare i rischi, anche se Google cerca sempre di più di massimizzare i dati raccolti dalla sua sconfinata utenza. In questo senso la linea di demarcazione tra i colossi della tecnologia e chi colleziona illegalmente dati per il proprio tornaconto si fa sempre più sottile.
Google sa dove ti trovi, sempre
Non volete consentire a Google di conoscere la vostra posizione spegnendo il GPS? Non servirà. il colosso di Mountain View può sapere dove vi trovate anche con il Gps spento su Android. Tutto parte dalle lunghissime e noiose policy che ogni utente accetta quando si imposta un nuovo smartphone o tablet Android, qui un breve riassunto su come Google individua la propria posizione per “migliorare la precisione”: in sostanza grazie all’indirizzo IP, GPS , Wi-Fie altri sensori che possono fornire a Google dati sui dispositivi nelle vicinanze come le torri cellulari.
L’utente può fornire la propria posizione a Google attivando semplicemente il GPS o l’A-GPS assistito quando è attiva la rete mobile, per usare app di navigazione come Maps. L’utente a questo punto potrebbe spegnere il tracciamento assistito, ma comunque il GPS invierebbe a Google i dati della nostra posizione. A questo punto non resta che disabilitare il GPS, che in teoria dovrebbe interrompere il segnale.
Il problema è che da gennaio 2017 Google, senza comunicarlo a doverepuò conoscere comunque la posizione dellutente Android sfruttando la triangolazione delle torri cellulari, incrociando le coordinate anche se non c’è nessuna scheda SIM inserita nello smartphone, per questo basta anche solo il Wi-Fi, che sostituisce sia il GPS che l’A-GPS. Morale della favola: anche se avete uno smartphone senza Sim, con Gps spento e non state usando nessuna app la vostra posizione è comunque tracciata.
Google dice di adottare questo metodo per assicurare una migliore ricezione delle notifiche, come per esempio quelle sul traffico delle strade in prossimità dell’utente, anche con GPS spento. A parecchi sarà capitato di ricevere notifiche su Android che recitano “ecco i luoghi più interessanti nelle vicinanze”, solo che magari chi ha il GPS spento queste notifiche vorrebbe non riceverle.
Il colosso di Mountain View ha anche risposto alle accuse con una dichiarazione ufficiale:
Per far sì che le notifiche vengano ricevute rapidamente gli smartphone Android utilizzano un sistema di sincronizzazione di rete che richiede l’uso di codici nazionali – Mobile Country Codes (MCC) e codici di rete Mobile Network Codes (MNC). Nel gennaio di quest’anno, abbiamo iniziato a esaminare l’uso dei codici di identificazione cellulare (Cell ID) come segnale aggiuntivo per migliorare ulteriormente la velocità e le prestazioni di consegna dei messaggi”.
Come sempre la questione è tra comodità/servizi e privacy: anche se Google conferma tutto ciò che emerso, ha dichiarato che questi dati non sono stati né usati né immagazzinati e teoricamente non consentirebbero l’accesso al dispositivo a malintenzionati. Teoricamente, perché è pur sempre un canale di comunicazione sempre aperto.
Audio e video registrato a tua insaputa su Android
A tal proposito una nuova ricerca svela come i criminali informatici possono entrare su un dispositivo Android e registrare audio e video allinsaputa dellutente. I ricercatori di MWR Labs hanno dato l’allarme riguardo una falla di Android che potrebbe aprire le porte a malintenzionati. Gli smartphone affetti sono quelli con Android LollipopMarshmallow e Nougat, cioè le versioni 5, 6 e 7 del sistema operativo di Google.
Facendo due conti e guardando il market share delle varie versioni di Android, si può dire che quasi l’80% degli smartphone in tutto il mondo sarebbe a rischio.
La vulnerabilità è stata trovata nel servizio MediaProjection, che nel pratico serve a catturare l’audio e il video a schermo dell’utente. Questo servizio è attivo su Android praticamente dalla sua nascita, ma prima per le app  dovevano avere i permessi di root (cioè l’accesso senza limiti al sistema, similmente a quando si diventa amministratori del sistema Windows) e la chiave di sblocco del dispositivo per registrare audio e video. Questo significa che in passato solo le app di sistema distribuite dagli Oem (cioè produttori come Samsung, Asus e molti altri che si appoggiano su Android), potevano avere accesso a MediaProjection.
Google ha pensato bene di aprire il servizio MediaProjection a tutti col rilascio di Android 5.0 Lollipope da lì in poi le app non devono più chiedere agli utenti l’autorizzazione all’uso di questo servizio alquanto intrusivo. L’unico avviso che Android fornisce è un pop-up a schermo che avvisa lutente quando lapp vuole registrare audio e video, ed è proprio in questo momento che possono subentrare gli hacker.
Come fanno? Semplicemente intercettando questo avviso e sovrapponendo una nuova schermata al pop-up di sistema originale, camuffandosi da messaggio di sistema. L’utente clicca sul pop-up finto e gli hacker possono avere le sue registrazioni audio e video: si chiama “tap-jacking” e non è certo una novità per chi sviluppa malware su Android.
Google ha risolto il problema solo in Oreo, l’ultima versione rilasciata del sistema operativo. C’è un solo un piccolissimo problema: Oreo è installato attualmente sullo 0,3% degli smartphone in tutto il mondo, guardate invece quanti smartphone hanno Lollipop, Marshmallow e Nougat.
Le diverse versioni del sistema operativo Android con la base installata.
Si chiama frammentazione ed è un problema che affligge Android dalla sua nascita, proprio per come è stato concepito. Google mette a disposizione Android agli Oem, che a loro volta applicano determinate personalizzazioni. TouchWiz per Samsung, Emotion Ui per Huawei e così via: tutto questo ritarda di mesi l’uscita di importanti aggiornamenti su milioni di smartphone che non siano strettamente di Google (quelli con Android detto “stock”), da qui la cifra ridicola di Oreo. La conseguenza è che le versioni vecchie di Android, parliamo di un anno, potrebbero nel tempo essere lasciate indietro anche riguardo importanti aggiornamenti di sicurezza, come per esempio questa vulnerabilità presa in esame.
Dopo il polverone il colosso di Mountain View prenderà provvedimenti e gli smartphone Android non invieranno più dati sulla posizione degli utenti a Google tramite la triangolazione delle torri cellulari. La frammentazione e i rischi per la sicurezza di milioni di utenti Android però sono qui per restare.

Fonte: businessinsider.com

lunedì 1 gennaio 2018

Foto rubate a coppia clandestina. Assolto investigatore privato



Lavorativamente parlando, come Investigatore Privato, spesso ci si imbatte in qualche marito/moglie che una volta colto in fraganza, complice un Avvocato che non conosce la Legge, ci denunci in ambito penale con tutti i risvolti del caso. 

Spesso riceviamo raccomandate da parte di sedicenti Avvocati con richieste estremamente fantasiose e bizzarre. 

Nel mio caso, non si è mai arrivati in giudizio, ma è bastata una lettera del mio legale per chiudere subito la questione. 

Ritengo che sia fin troppo comodo riversare le responsabilità delle conseguenze avute dall'essere stati colti in flagrante sulla relazione e l'operato dell'Investigatore Privato che ha svolto l'attività investigativa con professionalità ed esperienza. 

Molto più facile iniziare a parlare di privacy violata, relazioni investigative da non tenere in considerazione, ecc.

Sia ben chiaro, ritengo ovviamnete che l' Investigatore Privato debba necessariamente rispettare la Privacy e tutte le normative inerenti alla stessa, ma spesso nell'opinione comune di tende a pensare che la professione investigativa tenda a violare la Privacy delle persone. Non è così. Rispettando la Legge si possono effettuare investigazioni che sono necessarie per far valere o difendere un diritto del Committente in sede giudiziaria. 

Nel caso specifico, sotto riportato, del Committente che veniva tradito dal coniuge. Altro che violazione della Privacy..

Portroppo per il collega Detective invece, neanche il PM che ha mandato a giudizio il caso ha fatto da filtro per evitare che ciò accadesse. 

Per fortuna ci ha pensato il Giudice con una assoluzione piena perchè il fatto non sussiste. Sentenza giusta per un Professionista e collega evidentemente onesto e serio.

                                                    Massimiliano Altobelli - Investigatore Privato a Roma


Foto rubate a coppia clandestina. Assolto investigatore privato 

  



Aveva ripreso l'auto del marito nel giardino condominiale della donna con la quale avrebbe avuto una storia

FORLÌ. Aveva fotografato l’auto del marito di una sua cliente all’interno del giardino della presunta amante. Un investigatore privato, ingaggiato per testimoniare il flirt, è stato assolto dall’accusa di interferenze illecite nella vita privata. A denunciarlo era stata proprio l’amante che lamentava il fatto che per scattare quelle foto l’investigatore non poteva non aver oltrepassato il cancello della sua abitazione e quindi violato il domicilio (querela poi rimessa) e la privacy della donna.
Il processo
Una storia che dalla causa civile per la separazione tra i due coniugi è arrivata alle aule di un processo penale, nel quale il giudice monocratico Dora Zambelli ha assolto un 38enne investigatore privato di un’agenzia romagnola, difeso dagli avvocati Marco Milandri e Cristiana Valentini del Foro di Forlì, con la formula “perché il fatto non sussiste”.
Il fatto
Una storia d’amore finita male con una causa di separazione tra marito e moglie e il sospetto di un tradimento da parte dell’uomo: Per questo la moglie aveva assoldato un’agenzia investigativa per raccogliere elementi che avvalorassero la sua ipotesi. Il marito era venuto a conoscenza delle foto scattate alla sua auto nell’area condominiale dove vive la presunta amante proprio durante una udienza della causa di separazione. Una volta saputo dell’esistenza delle immagini la nuova fiamma dell’uomo ha deciso di sporgere denuncia ai Carabinieri di Forlì perché, secondo la donna, l’investigatore privato per arrivare a fare quegli scatti aveva dovuto introdursi illecitamente all’interno della proprietà privata, visto che gli accessi pedonali e carrabili al palazzo erano sempre chiusi: dopo la sua denuncia erano stati ipotizzati i reati di violazione di domicilio e di interferenze illecite nella vita privata della denunciante.
Davanti al giudice
Se per l’accusa di violazione di domicilio la querela della moglie che si è sentita tradita, è stata rimessa, l’investigatore è andato invece a processo per interferenze illecite nella vita privata (articolo 615 bis del Codice Penale), proprio per essersi procurato la foto della macchina del marito della sua cliente. Il giudice monocratico D. Z. l’altro giorno ha letto, nell’aula del Tribunale di F., la sentenza di assoluzione perché il fatto non sussiste. Scagionato quindi l’investigatore privato, mentre per la coppia in crisi la necessità di raccontare il doloroso percorso di separazione.


Fonte: corriereromagna.it